La Corte europea dei diritti umani ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso di 10.059 pensionati avverso il DL 65/2015 , relativo alla restituzione parziale degli arretrati di perequazione a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale con la sentenza n. 70/2015 in merito al blocco negli anni 2012-2013 dell’indicizzazione dei trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo Inps.
Nella decisione d’inammissibilità i giudici sostengono che la riforma del meccanismo di perequazione delle pensioni di cui al DL 65/2015 è stata introdotta per proteggere l’interesse generale. In particolare per “proteggere il livello minimo di prestazioni sociali e garantire allo stesso tempo la tenuta del sistema sociale per le generazioni future”, e questo in un periodo “in cui la situazione economica italiana era particolarmente difficile”.
In secondo luogo, la Corte osserva che “gli effetti della riforma del meccanismo di perequazione sulle pensioni dei ricorrenti non sono a un livello tale da esporli a delle difficoltà di sussistenza incompatibili con quanto prescritto dalla convenzione europea dei diritti umani”.
La decisione dei giudici di Strasburgo mette definitivamente un punto alla questione, in quanto vi si afferma che le misure prese dal Governo e dal legislatore non violano i diritti dei pensionati.
Quello che in realtà auspichiamo è che la rivalutazione di tutti i trattamenti pensionistici in essere avvenga attraverso il confronto con il Governo e le Parti Sociali e per il tramite della strada normativa che ne sostenga nel tempo il loro potere reale di acquisto.
Fermamente determinati a procedere in questa direzione, ci auguriamo che, a partire dal 2019, in base all’Accordo sulle pensioni del 2016 tra i sindacati e la precedente compagine governativa, venga confermato anche dall’attuale Governo il ripristino nella prossima legge di Bilancio del più favorevole meccanismo di rivalutazione delle pensioni, introdotto dalla l. 388/2000.
Pertanto presso le Sedi Istituzionali e i Tavoli di confronto competenti ribadiremo con forza la nostra piattaforma rivendicativa a tutela degli assegni pensionistici.